4  agosto 2019
Ottava Domenica dopo Pentecoste

Il tema del potere e della responsabilità di governo è da sempre particolarmente delicato e, in una prospettiva evangelica, dovrebbe essere un vero e proprio servizio. Ma sappiamo bene dalla storia che non sempre coloro che hanno raggiunto ruoli di potere, sia nello Stato sia nella Chiesa, si sono sempre e solo lasciati guidare da principi evangelici, in particolare dalla ricerca del bene comune e del rispetto di tutti nei loro fondamentali diritti.

Anche Gesù si è trovato più volte a fare i conti con i potenti, con coloro che rappresentavano il potere politico, ma anche con il potere religioso cioè con i sommi sacerdoti, gli anziani: saranno proprio loro che lo consegneranno per essere crocifisso.

Tentando di coglierlo in fallo su questi temi, i farisei e gli erodiani lo interpellano sulla questione delle tasse, cioè il pagamento del tributo a Cesare, ma Gesù risponde con una parola diventata proverbiale: «Rendete a Cesare quello che è di Cesare», mettendo in chiaro che ci sono piani completamente diversi, cioè quello che riguarda i doveri civili, ogni credente infatti è anche un cittadino, e quello della fede, secondo cui bisogna rendere «a Dio quello che è di Dio».

Gesù dà questa risposta partendo dalla moneta del tributo, un denaro, che portava l’immagine e l’iscrizione dell’imperatore romano. Ciò su cui è impressa l’immagine di Dio è l’uomo e dunque tutto ciò che lo riguarda va “restituito”, riconsegnato nelle mani di Dio. È di Dio il primato sull’uomo e sul creato, i poteri e i potenti vengono dopo.

p. Luca

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