I PADRI SACRAMENTINI
IL FONDATORE
S. Pier Giuliano Eymard
fondatore dei Padri Sacramentini
nato il 4 febbraio 1811 a La Mure, Francia
Diocesi di Grenoble e Ordinato il 20 luglio 1834
morto il 1 agosto 1868
canonizzato il 9 dicembre 1962 da Papa Giovanni XXIII (contemporanei: Victor Hugo, Louis Pasteur, August Rodin, s.Curato d’Ars,)
all’età di 45 anni (1856) fonda la Congregazione del SS.mo Sacramento.
Di lui si conservano diversi volumi di lettere, di riflessioni sull’eucaristia, e di ritiri.
In occasione della festa del Fondatore dei PP. Sacramentini, s. Pier Giuliano Eymard (2 agosto) pubblichiamo in una nostra traduzione dal francese una riflessione di p. Guitton sulla” Spiritualità eymardiana” tenuta durante la sessione europea della formazione permanente.Originalità della spiritualità del p.Eymard.
Introduzione
“Spiritualità eymardiana”: iniziamo con il chiarire i termini.
Il documento del 32° Capitolo Generale “Lavoro del gruppo di memoria e discernimento – Una spiritualità eucaristica rinnovata”, a proposito del termine spiritualità distingue diversi livelli. “In primo luogo – dice – vi è il livello della visione o dei valori, e cioè il modo in cui una spiritualità riflette il Vangelo. Per quanto ci riguarda, tutto è imperniato sul sacramento dell’Eucarestia, annuncio della Pasqua del Signore, forza e esigenza di liberazione e comunione” (Atti p. 196).
Noi ci atterremo a questo aspetto. Parlare di spiritualità eymardiana è acquisire un dono che ci è familiare, un messaggio che scopriamo leggendo la vita di p. Eymard, il suo insegnamento, le sue azioni. È un dono che abbiamo ricevuto e che ci anima.
Per quanto riguarda l’originalità del messaggio eymardiano, mi terrei a una lettura della vita di P. Eymard e, partendo da avvenimenti significativi, cercherei di cogliere alcune linee di forza della sua spiritualità.
Si tratta, dunque, di un approccio pragmatico più intuitivo che sistematico, che parte sia dalla vita del p.Eymard che dal suo insegnamento.
Tra gli elementi della spiritualità eymardiana; desidero mettere in evidenza quattro elementi significativi:
1. Il primato dell’amore, al termine di una esperienza.
Il p. Saint-Pierre ha ben sottolineato il radicamento spirituale del p. Eymard nel suo ambiente sociale: il carattere austero della sua educazione familiare, l’ambito rigido della vita parrocchiale a La Mure, la sua formazione sacerdotale nel grande seminario di Grenoble, la sua formazione alla vita religiosa presso i padri maristi. La sua vita spirituale è improntata alla paura del peccato, al culto della penitenza e della mortificazione, a una fuga dal “mondo”: segni di una forma di vita religiosa al “negativo”. Eymard conosce un cammino che lo condurrà da una religione della paura a una religione ispirata dall’amore, ma si può evidenziare qualche elemento positivo in questo suo itinerario come: la sua devozione alla Vergine Maria (santuario del Laus), un’apertura ad altre forme di pietà, in particolare all’Eucarestia durante il suo soggiorno nel noviziato marista a Marsiglia, la sua esperienza di Saint-Romans e la formazione che egli ricevette anche da P. Colin.
Tra questi avvenimenti quello di Saint-Romans riveste un significato particolare. Conosciamo i fatti. Mentre era vicario a Chatte, negli anni 1834-1837 pregando al calvario di Saint-Romans ricevette una grazia particolare. Di questo fatto ne abbiamo notizia tramite la sua corrispondenza con Madame Jordan, che aveva dei possedimenti in zona nel comune di Le Calet. Il messaggio di Saint-Romans si sviluppa nel corso degli anni alla luce della rilettura che egli ne fa.
Il primo accenno lo troviamo nel 1851 e sottolinea il tema della bellezza della natura: “Molti dei membri (del Terzo Ordine di Maria) meditano come nel mio bel Delfinato, di fronte alla bellezza della natura, nel silenzio e nella pace delle vallate e delle colline. Non dimenticate la mia rocca, la sua cappella, la sua bella vista. Oh le ore deliziose che vi ho trascorso qualche anno fa, al declinare di una bella giornata! Sentivo la mia anima gioire di una pace e di una meditazione che non dimenticherò mai.” (7 luglio 1851. Lettere, t. 4, pag. 220-221) In seguito inviterà la sua corrispondente a leggere un libro “eccellente e sempre nuovo”: “È quanto Dio ha scritto su ogni pianta, su ogni granello di sabbia, in voi stessa, è il libro dell’amore divino. Leggete ogni libro inscrivendolo in questo libro dell’amore e interpretate tutto alla sua luce e voi avrete la chiave della scienza delle creature e di Dio stesso” (19 luglio 1861, ibid. t. 4, p. 254-2552”).
Ma la manifestazione più ricca della sua esperienza la troviamo nella lettera del 27 agosto 1867 nella quale invita M.me Jordan a unificare la sua vita spirituale:“Nelle vostre preghiere aspirate a nutrirvi di Dio piuttosto che a purificarvi e umiliarvi; e per fare questo nutrite la vostra anima della verità personificata nella divina bontà di Dio verso di voi, della tenerezza del suo amore personale: ecco il segreto della vera preghiera… Ma per giungere a questa preghiera di vita bisogna lavorare molto per dimenticare se stessi… Bisogna soprattutto semplificare il lavoro dello spirito tramite la vista semplice e calma delle verità di Dio. Il segreto di questa visuale semplice, è vedere di primo acchito tutte le cose sotto l’aspetto della bontà di Dio per l’uomo, la ragione di questa grazia, quello che è costata a Nostro Signore, la sua attualità, la sua permanenza per noi.
Quando l’anima ha la fortuna di trovare questo buon punto di vista la preghiera diventa una contemplazione deliziosa, durante la quale l’ora passa in fretta. Ah buona figliola, come mi auguro e desidero di poter gustare spesso Dio in questo modo! Ne ho per molto tempo; è la mia rocca di Saint-Romans.” (27 agosto 1867, ibid. t. 4, p. 285-286). Questa corrispondenza di Eymard con M.me Jordane rivela il superamento da lui compiuto. A Chatte, a Monteynard e ancora come marista egli viveva quella spiritualità “negativa” che poi denuncerà. Ma quando si riferisce all’esperienza di Saint-Romans lo fa per sottolineare la bontà di Dio, il suo amore personale e la decisione di “vedere di primo acchito le cose dal lato della bontà di Dio per l’uomo!” Non si tratta più solamente di purificarsi e di mortificarsi ma di accogliere il dono gratuito di Dio, di prendere coscienza del dono della grazia che trasforma lo sguardo e oriente la vita. Troveremo molti esempi in cui il fondatore esprime la sua riconoscenza: “Come il buon Dio mi ha amato!…” Sappiamo anche che pose l’amore come virtù principale dei suoi istituti. La spiritualità eymardiana è una spiritualità battesimale.
2. La sua forte attrazione verso l’Eucarestia
La più grande grazia della mia vita è stata una fede viva nel SS. Sacramento a partire dalla mia infanzia.” (28 aprile 1868). Questa è la lettura della sua vita che egli fa alla sera del suo cammino nel Ritiro di Saint-Maurice.
Seguendo P.Saint-Pierre possiamo richiamare le tappe vissute da p. Eymard nella sua esperienza del mistero eucaristico e cercare di comprenderne il carisma.
Possiamo segnarne le tappe:
nei primi anni della sua infanzia e della sua giovinezza:
- le frequenti visite al SS. Sacramento,
- il suo desiderio della prima comunione,
- la sua prima messa
in seguito come marista:
- il Corpus Domini a Saint-Paul di Lione il 25 maggio 1845
- la sua grazia di vocazione a Fourvière, il 21 gennaio 1851
- la conferma della grazia con forza e gioia a La Seyne il 18 aprile durante la sua azione di grazie.
Infine come fondatore:
- la grazia della fondazione, il 13 maggio 1856 a Parigi
il dono del voto della personalità nel grande Ritiro di Roma il 21 marzo 1865.
3. Le componenti della sua grazia
Per i religiosi (religiose)
Una nuova forma di vita nella Chiesa che P. Manuel Barbiero ha studiato nella sua tesi “Vita eucaristica e vita religiosa in S. Pierre-Giuliano Eymard”. Il P. Eymard parte dall’Eucarestia, sacramento della Presenza di Cristo “il Dio dell’Eucarestia”, nella classica divisione tripartita:
- Eucarestia: sacramento, preghiera, adorazione
- Eucarestia: sacrificio, con un approccio all’immolazione fisica, mistica
- Eucarestia: vita, comunione.
Questo approccio dell’Eucarestia struttura la vita religiosa dei suoi istituti:
- con la predominanza dell’adorazione e del servizio eucaristico
- con una spiritualità animata dall’amore
- con una esigenza apostolica:il fuoco e la fiamma
Per i laici, un doppio approccio:
- Quello che propone agli Aggregati, laici associati alla sua Congregazione, ricalca le costituzioni dei suoi Istituti ed è quanto accenna nel Direttorio per gli Aggregati.
- Quello che predica ai fedeli secondo le circostanze: nella predicazione ai fedeli nella cappella della comunità in rue Faubourg Saint-Jacques, al boulevard Montparnasse, nelle chiese parigine o altrove.
Di questa predicazione del p.Eymard ne abbiamo due serie che la contengono solo in parte: l’edizione elettronica di un CD che riporta 88 sermoni, quasi tutti “eucaristici” (in realtà sono 86 perché ci sono due doppioni) e la Serie S1, trascrizione di Tesnière dal 1865 al 1868 e che riporta 77 sermoni (di cui 7 già contenuti nel Cd) per un totale di 86+77= 156 sermoni o istruzioni. Uno spoglio sistematico del Cd permette di trarne i principali temi che sono:
- 15: Eucarestia / fede
- 14: Eucarestia/adorazione
- 10: Eucarestia/amore
- 7: Eucarestia/Spirito Santo, /Pane comunione
- 6: Eucarestia/Passione, rappresentazione
- 4: Eucarestia/Regno, – /Educazione, – /Sacramento velato…….
Un breve inventario della “raccolta Tesnière” può confermarci questa preminenza del tema dell’Eucarestia nella predicazione di Eymard in questo periodo della sua vita dopo il voto della personalità, e in particolare:
- Eucarestia come comunione: Pane di vita, Pane quotidiano, sacramento dell’amore, ecc.
- Eucarestia come rivelazione di Gesù Cristo tramite se stesso.
Nel mese di giugno 1868, nella sua predicazione del giovedì sera, egli si propose di commentare il cap. 6 di san Giovanni ma non ci dà che le prime due spiegazioni.
La vetta della sua vita: il voto del dono della personalità
L’avvenimento: durante l’azione di grazie della sua messa il 21 marzo 1865, verso il termine del Grande Ritiro di Roma:
- in riferimento al mistero dell’Incarnazione del Verbo
- in unione con la comunione eucaristica: È per essere così in me che egli si dona nella santa comunione.
Sicut misit me vivens Pater et ego vivo propter Patrem; et qui manducat me et ipse vivet propter me”.
“Così tramite la comunione tu vivrai per me perché io vivrò in te.. E così tu sarai tutto rivestito di me. Tu sarai il corpo del mio corpo… Io sarò la personalità della tua personalità e la tua personalità sarà la mia vita in te. Vivo ego, jam non ego, vivit vero in me Christus”.
Il P. Eymard riceve una grazia di trasformazione che lo rinnova interiormente: senza dubbio egli vigila sempre sul rispetto verso il Santo sacramento e il culto solenne che gli è dovuto, ma è più attento all’interiore che all’esteriore. Egli cerca di promuovere la crescita dell’uomo interiore fino alla statura dell’Uomo perfetto.
Il P. Eymard vive la dimensione pasquale dell’Eucarestia.
- egli si spoglia di se stesso – nulla per la mia persona, nulla per me – al seguito di Cristo Gesù che si è annientato fino alla morte di croce: egli è in comunione con la sua Kenosi
- egli riceve la nuova vita di Cristo risuscitato, esaltato alla destra del Padre. Da allora l’adorazione si impossessa della sua vita trasformata dallo Spirito Santo. La comunione lo stabilisce in una società di vita con il Cristo che lo impegna completamente al servizio del Vangelo.
Il p. Cave nota che l’avvicinamento all’Eucarestia come sacramento della Presenza conduce a una forma di vita votata all’adorazione. Un avvicinamento all’Eucarestia come sacramento pasquale conduce alla comunione. Il p. Eymard è stato segnato dalla fede nella Presenza eucaristica, ma egli ha percepito anche la ricchezza dell’Eucarestia -perché essa non è “sterile” invitando pressantemente alla comunione e arrivando al termine della sua vita fino al dono della personalità.
Sotto l’azione dello Spirito Santo.
Un terzo aspetto della spiritualità di Eymard è l’importanza sempre più grande dello Spirito Santo nella sua vita e nel suo messaggio. La sua spiritualità è pentecostale, è animata dal soffio della Pentecoste nel Cenacolo.
Noi l’abbiamo percepito sufficientemente a proposito del voto della personalità, che non è il risultato di uno sforzo virtuoso ma è l’azione in lui dello Spirito Santo che lo spoglia, lo illumina e lo trasforma.
È chiaro che da allora, il p. Eymard non si appartiene più, egli è “invaso”, “posseduto” dallo Spirito Santo; si realizza in lui la parola interiore ricevuta nella sua meditazione del 21 febbraio: “Sii a me, nel mio sacramento, come io sono stato a mio Padre nella mia incarnazione nella mia vita mortale”. (Ritiro, t. 2, p. 69).
Il P. Saint-Pierre non ha solamente tracciato la genesi di questa spiritualità del Cenacolo, ma ne ha anche mostrato la sorprendente ricchezza attraverso i due capitoli da lui consacrati all’apostolo del Cenacolo: priorità dell’agape, risposta dell’agape.
Il Cenacolo è nello stesso tempo il luogo dove Gesù istituisce l’Eucarestia e dove rivela ai suoi la ricchezza del suo amore, come lo riportano i cap. 13-17 di Giovanni – e il luogo dove i discepoli riuniti con Maria pregano nell’attesa dello Spirito Santo e dove lo Spirito Santo è elargito con potenza sui primi discepoli.
È anche il luogo simbolico dove i battezzati della Pentecoste si riuniscono “assidui all’insegnamento degli apostoli, fedeli alla comunione fraterna, allo spezzare del pane e alle preghiere” (Atti 2, 42) – con Maria la madre di Gesù. Dall’istituzione dell’Eucarestia da parte di Gesù alla celebrazione della frazione del pane nella prima comunità cristiana e all’invio dei discepoli in missione, vi è una continuità che P. Eymard non smette di esplorare.
Così avviene nelle sue predicazioni dell’Ascensione e della Pentecoste del 1868.
La metafora del “fuoco” del “fuoco eucaristico” usata spesso da Eymard esprime il legame tra l’Eucarestia e l’azione dello Spirito Santo, Essa traduce l’azione trasformante della comunione.
4. In risposta alle necessità del suo tempo
Infine un punto importante che può aiutarci ad attualizzare il suo messaggio è che la spiritualità del P. Eymard non è una costruzione teologica o spirituale che egli ha scoperto o approfondito presso altri autori o in un travaglio personale: è una spiritualità incarnata.
È in stretta relazione con la sua vita e la sua esperienza, è stata un scoperta progressiva del mistero dell’Eucarestia, che è al centro della sua vita – e nello stesso tempo essa non è solamente una risposta ma la risposta ai bisogni spirituali e pastorali della Chiesa del XIX secolo e i successivi. Se ci riesce difficile “concettualizzarla” e “definirla” è perché lui stesso al di fuori dei testi fondatori che ha donato ai suoi Istituti non l’ha mai codificata. Egli l’ha vissuta, l’ha pregata.
Essa ispira tutte le sue azioni. Nel suo secolo essa è rinnovatrice sotto diversi aspetti: essa va al contrario del giansenismo e della paura di Dio, va al di là dell’ascesi e della mortificazione per se stessa, deprezza la rassegnazione di fronte alla sofferenza, non si accoda alla corrente eucaristica riparatrice che conosce un impatto importante nel contesto religioso francese del XIX secolo.
Egli percepisce i bisogni maggiori della sua epoca: l’indifferenza religiosa e l’incredulità. Ciò che egli promuove è un annuncio e un riconoscimento di Gesù Cristo tramite le sue opere di adorazione. Nel contesto del 19° secolo le ‘Quarant’Ore’ sono come una risposta provvidenziale alla mancanza di fede e all’indifferenza.
I suoi Istituti sono votati all’adorazione solenne e perpetua dell’Eucarestia. Alle porte di Parigi dove egli ha creato la sua prima comunità, alla barrière d’Orléans, nel 14° circondario, egli vive in mezzo al “ceto lavoratore”.
In questo mondo di povertà e di miseria molti dei giovani battezzati ignorano tutto della fede e vivono ai margini della Chiesa. Coloro che lavorano sono sfruttati da una società asservita alla logica del profitto.
Per loro e per coloro che non sono battezzati egli crea l’opera della Prima comunione degli adulti, che conserverà sempre nel suo cuore un posto privilegiato. Così egli propone una spiritualità che si nutre della celebrazione e della contemplazione dell’Eucarestia e che si impegna al servizio del Vangelo in particolare a favore dei più poveri.
C’è una tensione feconda tra questi due poli. “Un adoratore apostolo deve sempre adorare e predicare Gesù Ostia”, scrive alla fine del suo Grande Ritiro di Roma (29 marzo 1865, Retraites, t. 2, p. 138).
In conclusione
In un saggio che non pretende di essere esaustivo, si può caratterizzare la spiritualità eymardiana come:
- una spiritualità battesimale, dove Eymard ha fatto l’esperienza della bontà di Dio,
- una spiritualità pasquale, dove egli comunica profondamente con il mistero dell’Eucarestia,
- una spiritualità pentecostale, dove egli scopre la potenza dello Spirito Santo che germoglia dall’Eucaristia,
- una spiritualità che è la risposta ai segni dei tempi, sempre da reinventare.
- al seguito di questo appassionato dell’Eucarestia “sempre in cammino”.
p. André Guitton
Parigi, 23-26 ottobre 2000 – Conferenza SSS europea