22 marzo 2020
Quarta Domenica di Quaresima
Domenica della luce negli occhi del cieco
Il Vangelo che abbiamo ascoltato racconta di un uomo, cieco fin dalla nascita, che non ha mai avuto la fortuna di apprezzare il valore e l’importanza della luce, così come non ha mai avuto l’opportunità di vedere il volto dei suoi genitori, dei suoi amici, della bellezza della natura e del creato con i suoi colori… É un uomo che ormai si è abituato/rassegnato al buio, convive e condivide con il buio le ore di ogni sua giornata…
Ma poi un giorno arriva Gesù che lo vede così rassegnato, e certamente prova compassione per il fatto che è in balìa del buio e compie quel gesto con il quale gli dona la vista… Il cieco non riceve spiegazioni, riceve compassione. Ecco l’opera della luce, dice Gesù: la compassione produce la luce. Un altro miracolo, un altro gesto d’amore, di premura, di attenzione. E il nostro commento potrebbe finire qui, e potrebbe finire con queste parole: Gesù è la sorgente della vita e dell’amore che in uno squisito gesto di carità, quasi come una carezza, riporta la luce negli occhi del cieco. Lo libera dalla stretta limitante del buio e lo riaffida alla vita, alla libertà, alla luce.
Ma c’è tutta una parte del Vangelo che mi lascia quasi senza parole: la reazione dei farisei… che sono i veri ciechi. Vivono nel buio delle loro convinzioni e delle loro certezze consolidate nel tempo, e non sanno apprezzare la luce che Gesù è venuto a portare.
p. Luca
Tutti i giorni alle 17.00 le campane suonano invitando a raccogliersi qualche minuto in preghiera con un Padre Nostro, un Ave Maria e un Gloria…
Prometti a te stesso di essere così forte che nulla potrà disturbare la serenità della tua mente e del tuo cuore.
Prometti a te stesso di custodire nel cuore il desiderio della bontà, della bellezza, dell’amore; di far sentire a tutti coloro a cui vuoi bene che c’è qualcosa di grande in loro;di guardare il lato bello di ogni cosa e di lottare perché il tuo ottimismo diventi realtà.
Prometti a te stesso di pensare solo al meglio, di lavorare solo per il meglio, di aspettarti solo il meglio, di essere entusiasta del bene che nonostante tutto circola abbondante tra di noi.