7  luglio 2019
Quarta Domenica dopo Pentecoste

Avete inteso che fu detto, ma io vi dico…

Nella vicenda di Caino e Abele, al centro della liturgia di questa quarta Domenica dopo Pentecoste, è presentata l’esperienza del peccato, che accompagna la vita dell’uomo quando si lascia vincere dal proprio egoismo e dal proprio orgoglio. Il peccato spesso è il rifiuto di Dio e l’esaltazione del proprio io. Gesù nel Vangelo è chiaro e ci indica una via per non assecondare il fascino pericoloso del peccato che genera l’indifferenza. Se hai qualcosa con qualcuno che in te non è segno di pace: «Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono». Il Vangelo va preso per quello che dice, è un sorta di direzione obbligatoria se non vogliamo perderci nei meandri della nostra umanità. È vero che noi a volte accampiamo tutte le scuse e ci sentiamo spesso vittime.
Non è colpa mia, è colpa dell’altro, non doveva comportarsi così”. È difficile che noi accettiamo di avere sbagliato. Eppure Gesù vuole la pace a tutti i costi e per sradicare dal nostro cuore la radice dell’inimicizia, ci sentiamo dire: “Guarda e controlla quanti hanno qualcosa contro di te. Se ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia il tuo sacrificio davanti all’altare. Rappacificati prima, poi vieni”.
Il comandamento è uno solo: porre nell’amore la radice e la misura di ogni relazione con Dio e con i fratelli; un solo comandamento, non centinaia! Ma la novità è che quell’unico comandamento abbraccia ogni atto e ogni istante della vita e alla fine di essa noi saremo giudicati proprio sull’amore.

p. Luca

E CHE GIOIA SIA…

Voi siete persone normalmente gioiose?
Qualcuno potrebbe rispondere immediatamente: “C’è poco da essere allegri in questo mondo di ingiustizie, intolleranza, violenza, crisi economiche e morali…” oppure affermare “Dipende dalle circostanze, da ciò che si possiede, salute, soldi, affetti”; qualcun altro potrebbe aggiungere: “È questione di carattere, c’è chi è sempre contento e chi ha sempre il muso lungo”. In ogni caso la gioia è desiderio intimo di chiunque, è ricerca costante e mai appagata pienamente; è bisogno e diritto vitale di ognuno; non c’è persona che non voglia essere felice e quello che è vero per ogni uomo, lo è a maggior ragione per il cristiano: la gioia è la caratteristica essenziale della fede cristiana, ne è il distintivo perché ha la sua origine in Dio e Dio è amore, e Dio è gioia.
Papa Paolo VI, autore di una bella Esortazione apostolica sulla gioia cristiana “Gaudete in Domino”, così si espresse: “la vita cristiana non può essere senza gioia… quando Dio è con noi, possiamo forse essere tristi? Possiamo essere amari e disperati? No. La gioia è sempre una prerogativa dell’anima cristiana, la salvezza che Cristo ci ha meritato, ci autorizza a guardare ogni cosa con ottimismo”. E allora: buona gioia a tutti in questa estate per imparare ad essere nella gioia tutto l’anno.

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