30 Novebre 2023
Come è possibile?
In ogni annuncio tutto è possibile!
Come è possibile?
In ogni annuncio tutto è possibile!
Il momento, il mistero, il dono dell’Annunciazione è incorniciato in una proposta e in una reazione: la proposta dell’Angelo preceduta dall’invito alla gioia: rallegrati Maria, e in una reazione, quella di Maria: come è possibile? Non conosco uomo!
Tre volte parla l’Angelo:
- prima dice una parola di gioia, “kaire” rallegrati;
- poi dice una parola contro la paura, “non temere”;
- poi ancora un’ultima parola: vita, “lo Spirito verrà e sarai madre”.
Due volte parla Maria:
- “come è possibile”…
- e poi “eccomi”.
L’angelo propone le tre parole assolute: gioia, fine di ogni paura, e vita: “rallegrati”, “non temere”, “ecco verrà una vita”.
Rallegrati, sii nella gioia…
L’invito alla gioia è motivato da quanto Dio ha già fatto e continua a fare in Maria, ha già fatto e continua a fare in noi.
Abbiamo tutti bisogno di annunci di gioia… Un proverbio cinese recita che: una gioia disperde un centinaio di dolori.
E san Giovanni Bosco arriva addirittura a dire che: la gioia è la più bella creatura uscita dalle mani di Dio dopo l’amore.
E papa Francesco: la gioia è il respiro del cristiano.
Ogni annuncio racchiude un nuovo inizio, che a volte ci sorprende a volte ci confonde, perché viene quasi a scuotere un vissuto un po’ obsoleto e ripetitivo.
Dice Cesare Pavese: L’unica gioia al mondo è cominciare. È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante.
Più il Signore è vicino a noi dice Papa Francesco, più siamo nella gioia; più lui è lontano, più siamo nella tristezza.
Questa è una regola per i cristiani” che, non dovrebbero mai avere facce tristi.
Invece ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua, diceva Papa Francesco alcuni anni fa. La vicinanza di Dio, ricordava Benedetto XVI, non è una questione di spazio e di tempo, bensì una questione di amore: l’amore avvicina.
Il Natale ci viene a ricordare questa verità fondamentale della nostra fede: la gioia è vicina, la gioia è una persona, non è una moda, non è un abito, non è una canzone, non è un addobbo esterno… la gioia è più profonda.
Papa Paolo VI alla gioia aveva dedicato un’Esortazione apostolica: Gaudete in Domino, era il 1975 e profeticamente scriveva: “La società tecnologica ha potuto moltiplicare le occasioni di piacere, ma essa difficilmente riesce a procurare la gioia”. Perché la gioia è spirituale, abbiamo denaro, sicurezza materiale, eppure “la noia, la malinconia, la tristezza rimangono sfortunatamente la porzione di molti. Ciò giunge talvolta fino all’angoscia e alla disperazione, che l’apparente spensieratezza, la frenesia di felicità presente e i paradisi artificiali non riescono a far scomparire”.
Papa Francesco nella Evangelii gaudium, è il 2013, scrive: “la gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento”.
Non si può parlare di Gesù senza gioia, perché la fede è una stupenda storia d’amore da condividere. Testimoniare Gesù, fare qualcosa per gli altri nel suo nome, è dire tra le righe della vita di aver ricevuto un dono così bello che nessuna parola basta ad esprimerlo.
Un cristiano scontento, un cristiano triste, un cristiano insoddisfatto o, peggio ancora, un cristiano risentito e rancoroso non è credibile.
Se manca la gioia “il Vangelo non passa”, dice ancora papa Francesco, l’annuncio non fa presa se non è un annuncio lieto. “Un cristiano triste è un triste cristiano” dirà ancora il Papa in un altro momento di catechesi.
Non lasciamoci rubare quella gioia che nasce dalla fede in Gesù e che ci stimola ad annunciarla e a testimoniarla nella nostra realtà quotidiana.
Nel libro di Madeleine Delbrel intitolato la gioia di credere ad un certo punto si legge:
Poiché le parole non son fatte per rimanere inerti nei nostri libri ma per prenderci e correre il mondo in noi, lascia, o Signore, che di quella lezione di felicità, di quel fuoco di gioia che accendesti un giorno sul monte, alcune scintille ci tocchino, ci mordano, c’investano, c’invadano. Fa’ che da esse penetrati come «faville nelle stoppie» noi corriamo le strade della città accompagnando l’onda delle folle contagiosi di beatitudine contagiosi di gioia. Perché ne abbiamo veramente abbastanza di tutti i banditori di cattive notizie, di tristi notizie: essi fan talmente rumore che la tua parola non risuona più. Fa’ esplodere sul loro frastuono il nostro silenzio che palpita del tuo messaggio. Nella ressa confusa senza volto fa’ che passi la nostra gioia raccolta, più risonante che le grida degli strilloni di giornali, più invadente che la tristezza stagnante della massa.
La gioia del Vangelo è la gioia di chi ha incontrato Gesù, ma è anche la gioia di Gesù. Chiediamoci: Gesù è un uomo felice?
Gesù è un uomo contento perché è un uomo senza invidia e senza risentimento… è un uomo pacificato e per questo non ha paura di quelli che sono lontani da Dio, peccatori, prostitute, capi religiosi… Li avvicina da amico e non da giudice, da fratello e non da estraneo.
È la gioia che procurano le parole di Gesù, la meraviglia sui volti di chi lo incontra e lo ascolta; è la gioia dei gesti di Gesù.
L’angelo disse a Maria: non temere…
Maria è profondamente turbata, sia per quella visita sia per il contenuto del messaggio, che non sa decifrare.
Ella pensa, medita, si interroga, vuole fare discernimento di quella parola. È la reazione tante volte testimoniata nei racconti delle annunciazioni: la venuta di Dio, l’ascolto della sua parola indirizzata a un credente turba, causa il timore di Dio, quella sensazione di piccolezza, di umiltà, di indegnità.
Come già Zaccaria (cf. Lc 1,12), anche Maria è sconvolta dall’improvvisa venuta del Signore, e non sa dove questo incontro la condurrà… Che sarà di me, che sarà per me?
L’angelo intuisce nella reazione di Maria quel turbamento che è proprio di chiunque riceva un annuncio decisamente più grande di quanto la nostra piccola vita possa pienamente comprendere… e allora la rassicura con le parole centrali di questa pagina, da leggere e rileggere, senza mai stancarsi: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio”.
Quante volte Dio si rivolge così ai suoi chiamati, infondendo loro pace, forza e coraggio, dicendo: non temere.
Sia questa certezza a sostenerci nelle inevitabili prove della vita; a illuminare di senso i chiaroscuri della storia, a orientare le nostre scelte e il nostro cammino perché Gesù, colui che nasce a Betlemme tra le braccia di Maria e di Giuseppe, è l’Emmanuele, il Dio-con-noi che mai ci abbandona.
E poi ecco la riposta di Maria: eccomi.
Alda Merini così canta Maria nella sua poesia:
Quando il cielo baciò la terra nacque Maria
che vuol dire la semplice,
la buona, la colma di grazia.
Maria è il respiro dell’anima,
è l’ultimo soffio dell’uomo.
Maria discende in noi,
è come l’acqua che si diffonde
in tutte le membra e le anima,
e da carne inerte che siamo noi
diventiamo viva potenza.
Quell’eccomi che ancora oggi risuona come la promessa di un dono, come annuncio di novità, come certezza di una presenza che non delude.
Qualcuno ha detto e scritto che l’ “Eccomi” di Maria è la porta da cui Dio entra nella storia.
È tutta un questione di fiducia.
Maria dice un si incondizionato a Dio ma non si nasconde dietro il paravento dell’ovvio e dello scontato… Dice la sua titubanza… Parte dalla sua umanità per dire sì a Dio.
Quel sì che ridisegna la storia dell’umanità
Se il primato è e resta di Dio, la risposta della creatura è pur sempre indispensabile alla realizzazione del disegno.
Maria aveva già detto sì a Giuseppe (è stato il suo primo sì). Ora dice un altro sì, altrettanto convinto e gioioso, a Dio.
Lei è piena di grazia, ricolma del favore di Dio e, allo stesso tempo, il suo cuore è pieno d’amore per Giuseppe e per Dio. Il suo, è un solo amore, totale. Per questo motivo, la sua vita sarà piena, santa.
Con il suo sì Maria ha spalancato a Dio le porte della nostra umanità e ha reso possibile l’incarnazione del Verbo/Figlio di Dio, ha reso possibile a Dio di venire ad abitare in noi e di cambiare il corso della nostra storia.
Potremmo dire che il si di Maria è un si pacifico ma rivoluzionario. Tutto cambia in quel si per tutti.
Nel si di Maria l’attesa di Dio è finita: ora può irrompere nel tempo; ed anche l’attesa dell’uomo è finita: ora può accogliere Dio.
Ora anche noi, come Maria, possiamo donare a Dio il nostro cuore nella fedeltà di tanti, piccoli sì quotidiani.
Santa Maria, donna del “sì” generoso e quotidiano,
tu che conosci l’arte dell’ascolto, insegnaci ad accogliere tuo Figlio Gesù, come l’hai ospitato tu, con gioia, nel tuo grembo,
come l’hai accompagnato, con premura,
nella quotidianità di Nazaret, come l’hai seguito,
con grande fede, sotto la croce, nell’ora del dolore.
Donaci il coraggio e la generosità di prendere sul serio la Parola di salvezza, trasformando i nostri limiti e fragilità
in risorse e possibilità di bene.
Luca Zanchi sss