23 Novebre 2023

Conosci Gesù?
È una domanda affascinante e provocatoria nello stesso tempo…

Conosci Gesù?

È una domanda affascinante e provocatoria nello stesso tempo…

È una domanda affascinante perché tiene sveglio in noi il desiderio di conoscere sempre meglio e di più Gesù: e per questo ci vuole passione, cuore, volontà e tempo… gli affetti, quali sono: l’amore, l’amicizia, la stima, non si improvvisano, gli affetti si custodiscono, si curano, si difendono, si valorizzano.

È una domanda provocatoria perché non è mai scontata, formale o banale, ma vitale, fondamentale, essenziale… Conoscere non è il semplice e solo sapere qualcosa di qualcuno ma è percepire che un sentimento positivo e bello mi lega a qualcuno…

Abbiamo iniziato l’Avvento come un tempo per prepararci ad accogliere ma anche per conoscere Gesù.

È un cammino che ci sta accompagnando spiritualmente e pedagogicamente ad entrare nel mistero del Natale, coinvolti ancora una volta nel dono dell’incarnazione: Dio si fida di noi e ci affida suo Figlio Gesù, resi partecipi di un atto d’amore di Dio verso di noi.

Riconosceremo Dio che si fa bambino in Gesù, e che ci chiederà di assumere con Lui e come Lui lo stile: dei piccoli, dei semplici, degli umili.

Lo riconosceremo e contempleremo dove nessun potente di questa terra immaginerebbe mai di venirsi a trovare: non in un grande palazzo, comodamente seduto su un trono alto e distante, circondato da solennità e ricchezze materiali, con gli ori che luccicano e i soffitti affrescati, no: lo riconosceremo e contempleremo avvolto in fasce, in mezzo a noi, deposto in una mangiatoia e nello spazio freddo ma accogliente di una grotta; non nel rumore e nel fasto degli onori, ma nel silenzio di una notte di luce e in un luogo povero ed essenziale.

Nel nostro cammino di preparazione di quest’anno al Natale 2023, stasera noi guardiamo a Giovanni il Battista, il precursore; ci soffermiamo a riflettere sulla sua nascita, su come Dio attraverso di Lui ha pensato a noi.

Normalmente quando pensiamo a Giovanni Battista, lo immaginiamo vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle ai fianchi e che mangia cavallette e miele selvatico e poi come uno che grida di convertirsi e di preparare la strada al Messia.

Quando pensiamo a Giovanni Battista, lo immaginiamo un po’ grezzo e immediato nel suo porsi in dialogo con tutti; un uomo radicale che chiede radicalità.

Oggi invece guardiamo a Giovanni come un bambino che nasce, in un contesto familiare ed umano intenso spiritualmente, ma anche drammatico e contestato umanamente.

Intenso spiritualmente perché il padre Zaccaria è di stirpe sacerdotale e della classe di Abia, la quale era l’ottava delle 24 classi sacerdotali nel turno di servizio al tempio di Gerusalemme; e la madre Elisabetta è parente di Maria, discende da Aronne ed è la nipote di Anna, madre della Vergine Maria ed incarna la forza della fiducia nella Parola di Dio…

ma anche drammatico e contestato al tempo stesso… il silenzio non da tutti compreso e accettato di Zaccaria… Il segreto di Elisabetta madre per opera di un disegno di Dio inatteso; l’incomprensione generata dai pensieri dei familiari… Un contesto non semplice da gestire e da accettare per Zaccaria ed Elisabetta.

Ma sua madre intervenne: “No, si chiamerà Giovanni”.

Nelle trame degli uomini si fa strada la promessa di Dio. Elisabetta non può tacere quello che Dio ha pensato e deciso, ormai è totalmente coinvolta in un progetto dove lei è tra i protagonisti principali con Dio.

Quello che Dio ha iniziato continua anche attraverso di lei… anche attraverso di noi…

Noi non siamo solo destinatari ma anche partecipi del sogno di Dio.

“No, si chiamerà Giovanni”.

Elisabetta prende la parola e parla, perché la vocazione e il compito principale di una madre, come di un padre, è di difendere un figlio per farlo crescere bene, non accontentandolo in tutto, ma consegnandogli quei sani valori che sono indici chiari di futuro e non semplici annunci pubblicitari di promesse da mercante.

“No, si chiamerà Giovanni”.

Certo a volte il sogno di Dio non si incontra con il desiderio degli uomini.

A volte sembra che ci sia una lontananza tra quello che vuole Dio e quello che vogliamo noi. Ma è proprio così? C’è veramente una lontananza tra Dio e noi e tra noi e Dio? O forse siamo noni a non volere capire?

Perché, siamo onesti: Dio parla in modo chiaro, noi a volte complichiamo ciò che è semplice.

“No, si chiamerà Giovanni”.

E allora che fare? Innanzitutto non avere fretta, non arrivare a conclusioni banalmente immediate di cui potremmo pentirci. E’ necessario: discernere, chiedere il consiglio e ascoltare la voce dello Spirito.

“No, si chiamerà Giovanni”: che significa: Dio è Grazia.

Ogni figlio che nasce è Grazia, è il segno della vita che rifiorisce continuamente confermando quanto si dice nel Cantico dei Cantici che forte come la morte è l’amore.

Ogni figlio… Noi stessi siamo i figli dell’amore e come tali dobbiamo parlare, agire, scegliere, camminare, ecc.

“No, si chiamerà Giovanni”.

La nascita di Giovanni è la chiave di volta, è il cartello che indica la via da seguire d’ora in poi, ieri come oggi; la strada è tracciata ora dobbiamo solo percorrerla senza lasciarci affascinare da vie alternative, da promesse più facili perché meno impegnative, ma più pericolose.

Conosci Gesù?

Quando ad Ain Karim Maria ed Elisabetta si sono incontrate, Elisabetta disse che il bambino che portava in grembo sussultò di gioia perché nel grembo di Maria c’era la Parola: Gesù, per il quale Giovanni con la sua voce avrebbe gridato a lungo nella sua missione di precursore.

Conosci Gesù?

Papa Francesco nel 2014 diceva che per conoscere Gesù bisogna aprire tre porte.

La prima porta: pregare Gesù. Sappiate che lo studio senza preghiera non serve. Pregare Gesù per conoscerlo meglio. I grandi teologi fanno teologia in ginocchio. Pregare Gesù! E con lo studio, con la preghiera ci avviciniamo un po’… Ma senza preghiera mai conosceremo Gesù. Mai!

La seconda porta: celebrare Gesù. Non basta la preghiera, è necessaria la gioia della celebrazione. Celebrare Gesù nei suoi Sacramenti, perché lì ci dà la vita, ci dà la forza, ci dà il pasto, ci dà il conforto, ci dà l’alleanza, ci dà la missione. Senza la celebrazione dei Sacramenti, non arriviamo a conoscere Gesù. Questo è proprio della Chiesa: la celebrazione.

La terza porta: imitare Gesù. Prendere il Vangelo: cosa ha fatto Lui, come era la sua vita, cosa ci ha detto, cosa ci ha insegnato e cercare di imitarlo.

Conosci Gesù?

Così, in preghiera, voglio concludere questa riflessione:

o Signore, manda anche a noi sulla strada deserta che percorriamo la brezza del tuo Spirito, perché la nostra ricerca non sia uno sterile sforzo umano ma un fiducioso consenso alla fecondità del tuo Amore.

Mandaci ogni giorno chi ci apra il cuore alla conoscenza del tuo mistero, sì che possiamo comprendere chi sei tu per noi e noi per te. Amen.

 

Luca Zanchi sss

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