1 Marzo 2020
Prima Domenica di Quaresima
Gesù prima di iniziare la sua missione sente il bisogno di vivere un momento di intensa comunione con Dio, e si ritira nel deserto. Il deserto è il luogo della prova, ma anche dell’incontro con Dio. Gesù nel deserto ci va per pregare, per fare delle scelte, ma anche per prendere confidenza con quella voce che nel battesimo lo ha chiamato “Figlio prediletto”. Il deserto quaresimale è per me e per noi invito: alla fedeltà e alla preghiera non solo formale ma quotidiana, perché è l’unico modo per mettere Dio al centro della nostra giornata e della nostra vita, scoprendoci ancora di più figli di un Dio Padre che ci ascolta, ci attende, ci capisce e se necessario ci sgrida, per il nostro bene. È invito al digiuno, cioè a saper essere capaci di dimostrare a noi stessi, agli altri e al Signore, che sappiamo vivere di essenzialità, che ci accontentiamo, rendendo grazie, e non solo lamentandoci, di quanto la provvidenza di Dio ci dona. Digiuno come scelta di non fare dipendere la nostra vita solo da ciò che piace, ma da ciò che è giusto. È invito al coraggio della carità, della generosità, del sacrificio per gli altri. Senza dono di sé la vita è un lasciarsi vivere. Ritroviamo il gusto del fioretto, del piccolo atto di carità da fare nel silenzio, di uno sguardo più rilassato e amorevole e meno stiracchiato e minaccioso. Insegniamo la carità, la preoccupazione per gli altri, ai nostri figli. Non possiamo delegare nessuno all’insegnamento della generosità, ed i nostri figli saranno generosi nella misura in cui ci avranno visti generosi.